La democrazia letteraria. Sul rapporto tra scrittore e lettore

Vittorio Spinazzola

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Descrizione

Viviamo in una società democratica. Eppure la letteratura, quella che conta e che vale, è per gran parte aristocratica. È aristocratica non perché gli scrittori siano “monarchici”, ma in quanto il loro lavoro è ispirato a un ideale esoterico e iniziatico, rivolto soprattutto a una casta ristretta di intenditori raffinati, distinti dalla cultura chiamata sprezzantemente “di massa”. Succede che un nuovo pubblico, meno preparato e dotto, chiede di accedere al mondo della lettura; la tecnologia consentirebbe all’editoria libraria di esaltare questo processo, ma l’ecosistema letterario risponde arroccandosi in una posizione tradizionalista.

Si è così prodotta una frattura storica nella dinamica dei fatti letterari, quale si è svolta nei secoli scorsi, con un’espansione costante dell’area dei lettori che viene sempre più intercettata dai nuovi media. Di più, è entrato in crisi il fondamento stesso della letterarietà e della relazione tra l’autore e i suoi molti interlocutori. La democrazia letteraria affronta questa somma di temi e problemi avvalendosi spregiudicatamente degli apporti di discipline diverse.

Le tesi qui sostenute non hanno dunque solo un interesse concettuale: si inseriscono nel vivo del dibattito più attuale sulle sorti della civiltà letteraria, sul futuro della parola scritta, in un’epoca segnata dall’avvento della tecnologia e dei nuovi media.

Autore

Vittorio Spinazzola, milanese di origini lucane, è stato uno dei massimi esperti italiani di sociologia della letteratura, di paraletteratura e dei generi letterari intesi come il luogo dove avviene l’innovazione. Dal 1970 ha insegnato all’Università statale di Milano, dove è stato poi professore emerito di Letteratura italiana moderna e contemporanea. Prolifico saggista, i suoi contributi sono apparsi su numerose riviste di settore. Rilevante anche la sua attività di critico cinematografico.

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