I samurai del calcio

Sergio Di Battista

Sport

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Descrizione

Le storie infinite del gioco del calcio – secondo molti metafora della vita – non sono fatte solo di cifre, risultati, classifiche. Quei numeri nascondono vite vissute come romanzi, a volte vere favole moderne, ineffabili segni del destino, ma anche assoluta normalità.

L’avventura di un giovane calciatore può cominciare in un cortile di campagna, nel campo sterrato di un oratorio e poi finire in uno stadio faraonico di fronte a centomila spettatori. Ma può andare anche al contrario, come “il treno dei desideri”, partire da un sogno, da illusioni giovanili e approdare in lontane periferie, in una squadra di travet, davanti a una tribunetta di pochi affezionati.

Siamo andati a cercare i due estremi di queste storie: i campioni che hanno avuto la maglia della squadra come una seconda pelle e altri giocatori, magari campioni anche loro, che sono stati veri giramondo cambiando casacca di volta in volta.

Autore

Sergio Di Battista, sessant’anni di giornalismo, dal piombo al computer. Cronista di nera, di sport, inviato speciale, a Roma redattore-capo centrale di “Paese Sera”, del quale ha poi diretto l’edizione fiorentina. Redattore-capo poi della “Nazione”, per dieci anni. Infine “Il Giornale” e la rivista “ST”. Ha scritto per sfizio qualche libro: Guida ai piaceri e misteri dei mondiali di calcio, Lo stadio racconta, La partita della vita, La storia dei mondiali, La Firenze dei passi perduti. Nel 2015 ha ricevuto a Palazzo Vecchio il premio alla carriera dal Centro Culturale Firenze-Europa.

Ne parlano

«Un gradevole e delizioso album delle figurine suddiviso in “bandiere” e “traditori”, questo maneggevole excursus del giornalista Sergio Di Battista che ci porta con leggerezza a ripassare e sfogliare curricula e aneddoti di una buona quantità di campioni più o meno datati che hanno segnato le vite di tutti noi tifosi. Certo l’effetto nostalgia è dietro l’angolo e il “non ci sono più le bandiere di una volta” scatta automatico in più di una occasione sfogliando la parata di artisti del prato verde che per scelta a volte quasi masochistica hanno deciso di onorare quella casacca […]» Raffaello Ferrante su Mangialibri

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