La questione russa

Opera teatrale in 3 atti e 7 scene

Konstantin Simonov

Storia

ebook 4,99 € | cartaceo 9,99 €

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Descrizione

La questione russa è tutta qui: russi e occidentali, seppur affini come cultura e mentalità, si strumentalizzano a vicenda per fini egemonici. Questa pièce teatrale di Kostantin Simonov, scrittore poeta e drammaturgo russo dell’epoca sovietica, si svolge nella New York degli inizi della Guerra fredda (1946). Rovesciandola, però, si potrebbe svolgere nella Mosca putiniana del 2018. Basterebbe cambiare il nome dei protagonisti e dei luoghi, sostituire democrazia a comunismo e voilà parrebbe scritta oggi. Non ci sarebbe bisogno neppure di cambiare alcun dettaglio della trama e neppure alcun dialogo. A 60 anni dalla sua uscita, questo piccolo gioiello torna finalmente disponibile al pubblico italiano. Seppur concepito come un testo di propaganda sovietica, la pièce non è solo un documento di un’epoca storica passata, ma qualcosa che ha una valenza anche dell’epoca che è seguita alla fine della guerra fredda. In effetti la questione russa è tornata con grande forza nella conservazione pubblica attuale. La profonda e sincera umanità della pièce e l’universalità del tema che rappresenta è qualcosa che va ben oltre il teatro di propaganda politica perché pone una questione etica fondamentale: l’amore per la verità e per le proprie convinzioni è qualcosa di intangibile anche se può portare al disonore e all’annichilimento. È qualcosa che non si può barattare con niente. Siamo ben oltre le fake news.

Con un saggio di Stefano Garzonio

Autore

Konstantin Simonov (Pietrogrado, 1915 – Mosca, 1979) ha avviato la sua carriera letteraria nel 1934, pubblicando le prime poesie nel 1936 e successivamente raggiungendo un certo successo come autore di teatro a partire dal 1940. Come corrispondente di guerra, ha pubblicato varie raccolte di saggi e reportage dal fronte. È arrivato alla notorietà con i romanzi con sfondo la guerra patriottica: I giorni e le notti (1942), Compagni d’arme (1952) e la trilogia I vivi e i morti (1959-1971), Soldati non si nasce (1963-64), Venti giorni senza guerra (1973). Tutti tradotti in italiano. Importanti anche le sue opere come drammaturgo, tra cui Gente russa, rappresentate in Occidente e anche in Italia. Ha ricoperto un ruolo ufficiale nell’entourage culturale e politico sovietico come direttore della “Literaturnaja gazeta” e di “Novyj mir” e come vicesegretario dell’Unione degli scrittori. È stato anche deputato al Soviet supremo.

Stefano Garzonio è professore ordinario di slavistica (lingua e letteratura russa) presso l’Università di Pisa. È stato presidente dell’Associazione Italiana degli Slavisti nel periodo 1999-2009. È vicepresidente del Comitato esecutivo dell’International Council for Central and East European Studies. Ha condotto ricerche nell’ambito della storia e della teoria del verso russo, della storia della letteratura russa del XVIII secolo, dei rapporti culturali italo-russi, della storia della poesia russa del secolo d’argento e della emigrazione russa in Italia. Ha curato e tradotto opere di Lermontov, Turgenev, Dostoevskij, Fet, G. Ivanov, Majakovskij e di poeti russi del XIX secolo.

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